Il racconto di un momento epocale per la Chiesa nell’analisi di uno dei vaticanisti più autorevoli e stimati. Il 27 marzo dell’anno 2020 Jorge Mario Bergoglio si affaccia solitario sul sagrato abbandonato della basilica di San Pietro. Il vecchio pontefice avanza zoppicando. I capelli schiacciati sotto lo zucchetto. Una macchia bianca, irreale sotto il cielo nerastro. Da quasi tre settimane la Chiesa sembra aver cessato di esistere. Templi praticamente chiusi, fedeli spariti. Non si celebrano messe, non si festeggiano battesimi, niente matrimoni, niente funerali. L’ultima benedizione ai moribondi è affidata dai vescovi agli infermieri. Spiccano i camici, non le stole. Mai nella storia la Chiesa aveva disertato il dolore degli uomini. Con il suo gesto straordinario Francesco riempie questa assenza. E pensa soprattutto al dopo. Chiede una società inclusiva, un’economia al servizio di tutti, una politica che dia voce ai più vulnerabili. Cattolici e laici hanno capito da che parte sta Jorge Mario Bergoglio. E colgono il pungolo della sua ironia quando dice: «Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla».
MARCO POLITI
E’ a livello internazionale uno dei maggiori esperti di questioni vaticane. Nel 2004 con un’intervista al cardinale Ratzinger ha prefigurato la sua elezione al trono papale. Vaticanista de “la Repubblica” per quasi un ventennio, poi editorialista de “il Fatto Quotidiano”, collabora con Abc, Cnn, Nbc, Bbc, Rai, Zdf, France 2 e “The Tablet”. Con Carl Bernstein ha scritto il bestseller mondiale His Holiness/Sua Santità (1997) su Giovanni Paolo II. Francesco tra i lupi. Il segreto di una rivoluzione (Laterza, nuova edizione 2015, tradotto nelle principali lingue europee, negli Stati Uniti e in Argentina) è diventato una chiave interpretativa del pontificato di Bergoglio.