La parabola politica di Mikhail Gorbaciov, morto il 30 agosto 2022 a 91 anni, viene tracciata da Pierluigi Franco in “Gorbačëv. Il furbo ingenuo. Una storia non agiografica alle origini della crisi mondiale (e ucraina)”.
Dalle origini contadine ai vertici del Politburo e poi dell’intero blocco sovietico fino alla dissoluzione dello stesso e al lungo periodo di instabilità post muro, viene ripercorsa la storia dell’ex presidente dell’Unione Sovietica e Premio Nobel per la Pace che ha un collegamento molto forte, secondo Franco, con Putin la cui ascesa è stata resa possibile unicamente da una transizione non democratica.
“La disgregazione dell’antico impero russo-sovietico – scrive Franco – si è dimostrata il vero danno per il mondo, come Thatcher e Bush avevano temuto. Un danno di cui anche l’Occidente sta pagando le pesanti conseguenze e continuerà a pagarle. I rischi aperti dall’era Gorbaciov sono sfociati in invasioni e conflitti che l’Europa aveva dimenticato finché ha vissuto all’ombra protettiva della stabilità di Yalta. Sarebbe stato senz’altro meglio avviare un processo di democratizzazione a Est mantenendo gli equilibri del mondo. Cosa che Gorbaciov non è riuscito a fare. Tirando le somme si può dire che l’uomo che voleva favorire la pace, sbagliando politica ha involontariamente favorito la guerra. E il dramma dell’Ucraina ne è la dimostrazione più tragica”.
Nel libro, dedicato a Demetrio Volcic, storico corrispondente Rai da Mosca, Pierluigi Franco, già corrispondente ANSA dal Medio Oriente, sostiene anche che “per troppi aspetti Gorbaciov resta ancora una specie di mistero. Quel furbissimo uomo che era riuscito a scalare a tempo di record tutti i gradini della politica sovietica, sul fronte della gestione interna ed esterna mostrò una incredibile e straordinaria ingenuità. Viene da chiedersi secondo quale logica si sia circondato di personaggi di una mediocrità tanto evidente e sconfortante. E c’è ancora chi si chiede cosa significasse davvero perestrojka”.
Pierluigi Franco
giornalista professionista, ha lavorato per trent’anni all’Agenzia ANSA dove, nella redazione Esteri, è stato capo del servizio ANSAmed (Mediterraneo e Medio Oriente) e ideatore di ANSA Nuova Europa (Est Europa e Balcani), che ha coordinato dalla sede di Trieste. È stato poi capo dell’ufficio di corrispondenza dell’ANSA a Teheran ed è stato l’ultimo giornalista occidentale a operare stabilmente nella Repubblica Islamica dell’Iran. Prima di approdare all’ANSA ha lavorato nei quotidiani romani Il Messaggero e Il Tempo, oltre a varie collaborazioni tra le quali quelle con Il Sole 24 Ore, con Radio 24 e con la Tv tedesca Zdf.