Ci sono storie cosiddette minori che proprio minori non sono. La storia di Maria Assunta Volpi Nannipieri, colei che sfidò Benito Mussolini, è una di quelle. Marcello Sorgi, giornalista di lungo corso con il gusto della ricostruzione storica, tramite la riscoperta di questa figura femminile a lungo dimenticata e del suo caso di censura ci fa rivivere le contraddizioni di un Paese intero. E di un periodo storico, la dittatura fascista, tra i più accidentati della storia patria.
Chi era la bolognese Maria Assunta Volpi Nannipieri, in arte Mura?
“Mura è stata una grande giornalista (reportage da tutto il mondo pubblicati su Stampa sera e sul Secolo, grandi inchieste sulle donne) e una grande scrittrice, che arrivò a vendere fino a un milione di copie scrivendo romanzi di letteratura rosa con un pizzico di erotismo, tollerato dal regime, in quanto era stata anche per lungo tempo la fidanzata di Chiavolini, il segretario particolare del Duce. Era bolognese di nascita, ma aveva le sue radici a Gavirate, un piccolo villaggio sulle rive del lago di Varese. Conosceva Giosuè Carducci, e in particolare Annie Vivanti, che la iniziò alla scrittura letteraria e dei romanzi rosa. Il nome d’arte lo aveva tratto dalla biografia della contessa russa Maria Tarnovska, in arte Mura, appunto. Una crudele aristocratica che aveva fatto fuori il marito e l’amante”.
Un romanzo, “Sambadù amore negro”, e una data, il 2 aprile del 1934. L’inizio della sua fine e al contempo un caso di cancel culture ante litteram (e un po’ surreale).
“La vicenda del sequestro del romanzo “Sambadù amore negro”, nel 1934, è uno spaccato sul funzionamento del regime negli anni precedenti le leggi razziali (1938). Avendo pubblicato già altre storie su amori pedofili e lesbici, che probabilmente la riguardavano, Mura non poteva immaginare che sarebbe incorsa nella censura con “Sambadù”. Nessuno lesse il libro. Al sequestro si arrivò per una lotta intestina ai vertici del regime, Ciano, genero di Mussolini, contro il potente capo della polizia Bocchini. A tradire la scrittrice forse fu una copertina che raffigurava una donna bianca abbandonata tra le braccia di un uomo di colore. Fu questo, alla vigilia dell’introduzione delle leggi razziali, a essere considerato intollerabile”.
Scrittrice prolifica del filone rosa sentimentale negli anni Venti e Trenta in Italia, giornalista brillante e, fatto non secondario, tutt’altro che ostile al regime fascista. Eppure, la censura la colpisce ugualmente. Una storia paradigmatica dell’idiozia del potere?
“Mura fu la prima a stupirsi del sequestro. I suoi rapporti con i gerarchi e con i vertici del regime erano buoni. E poi si trattò del primo caso di sequestro di un libro, censura che fino a quel momento Mussolini aveva esercitato prevalentemente contro i giornali. Ciano, come già detto, voleva colpire Bocchini e modificare il funzionamento della censura, facendo in modo che ricadesse tra le sue competenze di capo della comunicazione e poi ministro della Cultura. Si andò così a un sistema di censura preventiva, per cui i manoscritti dei libri dovevano essere consegnati prima di essere stampati. Il che generò una sorta di autocensura degli editori, che pur di non incorrere nelle maglie del regime preferivano evitare di pubblicare qualsiasi testo che potesse incorrere nelle maglie del regime”.
Morirà a soli 48 anni in un incidente aereo.
“L’incidente aereo in cui Mura perde la vita si trasformerà per qualche tempo in un mistero – poi risolto – per il dubbio che l’aereo fosse stato sabotato proprio per disfarsi della scrittrice”.
Come è nata l’idea di scrivere questo libro?
“L’idea di scrivere questo libro mi è venuta in occasione dell’anniversario della Marcia su Roma, che dà inizio al Fascismo come regime. Invece di dedicarmi alla ricostruzione di ciò che avvenne nella data fatidica dell’anniversario, ho pensato di lavorare su una vicenda laterale, ma poi non troppo, rivelatrice, secondo me, del funzionamento tragicomico del regime negli anni della maturità del Fascismo”.
(Generoso Verrusio)