Il passaggio da terra a mare cambia i destini delle nazioni, ma non è scontato e a volte non avviene mai: l’Italia non ha il mare nel proprio orizzonte, ha lo sguardo fisso verso nord, aggrappata alle Alpi, sbircia oltre le cime delle montagne, non è seduta comoda ad ammirare le proprie coste. Eppure senza mare l’Italia non esiste. Non solo la nazione, ma la Penisola, i popoli che l’hanno abitata e resa ciò che è oggi. Il mare è temuto da tutti. La paura è sedimentata, penetrata nel carattere nazionale, diffusa a sud come a nord.
Prima di essere luogo, spazio, strumento o anche via per spostarsi con l’ausilio del vento, cugino primo delle acque, il mare è un simbolo, un’idea, un concetto alieno, che dà un’immediata percezione di non conoscenza, di estraneità. Emerge nelle conversazioni, nell’indifferenza e nella difficoltà a rapportarsi con l’elemento, in una contraddizione profondissima di un paese bagnato per circa ottomila chilometri e padrone delle due più grandi isole del Mediterraneo.
L’Italia ha paura del mare raccoglie una serie di reportage e saggi inediti per raccontare questo sentimento che, pur con le sue anomalie, influenza lo Stato italiano e la sua opinione pubblica da centocinquant’anni. Nel suo lavoro, Francesco Maselli si è lasciato guidare dall’attitudine giornalistica, indagando in prima persona, viaggiando in luoghi simbolici per respirare l’aria marina, percepire i rumori di porti e insenature, e incontrare lo sconforto del mondo italiano che invece col mare lavora, e lo vive ogni giorno.
FRANCESCO MASELLI