Il Premio Estense negli anni Duemiladieci

Quest’anno il Premio Estense celebra il sessantesimo anniversario e con l’occasione riviviamo i suoi 60 anni di storia attraverso un ciclo di articoli scritti con la collaborazione di due studenti del master in giornalismo dell’Università di Bologna, Chiara Putignano e Giuseppe Nuzzi. Vi presentiamo l’ottavo articolo che descrive il legame tra il Premio Estense e gli anni Duemiladieci, anni in cui molti paesi europei vengono travolti dalla crisi del debito, e lo spread inizia ad impennare anche in Italia.

 

«Hanno ucciso papà. Ma queste cose succedono nei film, non può essere vero. I compagni dell’asilo non mi credono. Allora insisto: hanno ammazzato papà, gli hanno sparato». È con un racconto in prima persona che Benedetta Tobagi – figlia di Walter, storica firma del Corriere della Sera, ucciso a Milano il 28 maggio 1980 – si aggiudica il Premio Estense nel 2010. Il titolo del libro è Come mi batte forte il tuo cuore. Pagine nate dalla necessità di «riportarlo vicino, nella mente e nel cuore, dove nessuno avrebbe potuto strapparmelo di nuovo». 

L’anno seguente – in un clima drammatico – in cui molti paesi europei vengono travolti dalla crisi del debito, lo spread inizia ad impennare anche in Italia. A cambiare, sono anche i toni e gli argomenti del testo vincitore del 2011. Si tratta di una delle prime inchieste sulle sette italiane e raccoglie documenti inediti e testimonianze dirette. Un modo di raccontare queste realtà con un approccio diverso da quello dei media mainstream, che spesso le rappresentano come «piccole comunità di persone deboli plagiate da un “santone”». Ma il contenuto del testo è pronto a smentire qualsiasi approccio semplicistico di quanto esiste di sotterraneo nel Belpaese. Il titolo è Occulto Italia e a scriverlo sono i giornalisti d’inchiesta Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli

L’anno dopo, il 2012, ad aggiudicarsi l’Aquila d’oro è la firma del Corriere della Sera, Federico Fubini con Noi siamo rivoluzione. Sì perché secondo l’autore «anche nel punto più basso di una crisi, noi europei restiamo deterministi ed egocentrici; pensiamo che tutto debba evolvere verso un modello di vita simile al nostro, sebbene non siamo più tanto sicuri di quale sia il nostro modello». Mentre invece andrebbe ricordato che «all’origine di ogni evoluzione, c’è una forte dose di anticonformismo». Ecco allora sette storie, sette rivoluzioni, caratterizzate da ingredienti comuni ma al contempo diverse tra loro. 

Dalla rivoluzione fuori a quella intangibile. Quella che si tiene viva ogni giorno all’interno delle mura domestiche e non solo. Il libro vincitore del Premio Estense nel 2013 è intimistico e, allo stesso tempo, ironico e toccante. Si tratta di Una notte ho sognato che parlavi del giornalista perugino Gianluca Nicoletti. Raccontata pagina dopo pagina c’è la storia di Tommy, suo figlio autistico. L’autore l’ha scritto quando Tommy aveva 14 anni, guidato dalla volontà di raccontare un’esperienza, una delle tante, che spesso rimangono inascoltate. 

Bisogna spostarsi tra le montagne e i ciliegi in fiore tra Antico Libano e Siria per immaginare gli scenari raccontati nel libro insignito del riconoscimento ferrarese nel 2014. È un testo scritto a quattro mani da Domenico Quirico e Pierre Piccinin da Prata. E narra di un viaggio in cui i due non sono soli. Con loro i miliziani dell’Armata siriana libera, gli oppositori di Bashar Assad, i ribelli. Con loro condividono 152 giorni di prigionia in stanze sudice e prigioni luride raccontati tra le righe di Il Paese del male

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