Maurizio Avola non è famoso come Tommaso Buscetta e non è un capo come Totò Riina. Ma non è un killer qualsiasi: è il killer perfetto, obbediente, preciso, silenzioso, e proprio per questo indispensabile nei momenti decisivi. Forse sottovalutato dai suoi capi e dagli inquirenti che ne hanno vagliato le testimonianze, ha archiviati nella memoria particolari, voci, volti che coprono tre decenni di storia italiana. Ad accendere l’interesse di Santoro è il fatto che Avola abbia conosciuto Matteo Messina Denaro e abbia compiuto con «l’ultimo padrino» diverse azioni. Scoprirà però che è solo una parte, e non la più rilevante, di quanto Avola può svelare, andando incontro a quella che è probabilmente l’inchiesta più importante della sua vita. Addentrandosi nel labirinto dei ricordi, il giornalista si trasformerà man mano da interlocutore reticente in sodale a cui Avola affida le tessere del puzzle e le sconvolgenti rivelazioni che emergono. Mafia e antimafia, politica e potere, informazione e depistaggi, vicende personali e derive sociali si intrecciano in un racconto che si muove tra passato e presente, dalla Sicilia degli anni settanta al paese che siamo diventati.
Michele Santoro
(Salerno, 1951), giornalista, conduttore e autore televisivo, è un volto tra i più noti del panorama italiano. Tra i suoi programmi: Samarcanda, Il rosso e il nero, Moby Dick, Sciuscià, Il raggio verde, Annozero e Servizio pubblico. Da ultimo ha condotto su Rai 3 il programma di approfondimento M. È autore dei documentari Robinù (2016), ritratto dei baby-boss della camorra presentato alla Mostra del cinema di Venezia, e C’è qualcuno (2017), reportage sulla tragedia dell’hotel di Rigopiano. Nel 1991 ha ideato e condotto, con Maurizio Costanzo, la maratona Per Libero Grassi, in cui tv pubblica e privata si unirono per una lunga diretta contro la mafia.