Un atto d’accusa durissimo e straordinariamente documentato della classe politica che si vanta di essere alla guida della ‘locomotiva d’Italia’.
Dal 1995 a oggi il ciellino Roberto Formigoni prima e i leghisti Roberto Maroni e Attilio Fontana poi hanno governato in Lombardia attuando misure scellerate in tema di sanità, mobilità e cura del territorio. Scelte inadeguate di fronte all’impatto delle crisi globali, delle sfide del cambiamento ambientale e – soprattutto – della pandemia da Covid-19, in seguito a cui il velo è stato sollevato. A fronte della retorica dell’eccellenza sanitaria, i cittadini hanno toccato con mano l’impoverimento del servizio pubblico. La privatizzazione della sanità è il simbolo di una vita pubblica devastata dalle logiche del puro profitto e interamente subordinata agli affari di pochi. Il modello di Lega, Forza Italia e, in misura minore, Fratelli d’Italia ha costruito un potere impenetrabile, sancito dai voti plebiscitari delle elezioni. La vita quotidiana in terra lombarda è un incubo per chi deve prendere i treni dei pendolari ma il Pirellone finanzia senza battere ciglio autostrade private e sballati comprensori sciistici senza neve. Nella regione più inquinata d’Europa per le emissioni di gas serra si strappano deroghe per i veicoli più vecchi e si preferisce fare la guerra al Comune di Milano. Insomma, un quadro desolante di fronte a cui sembra non emergere mai una possibile alternativa.
Michele Sasso
giornalista professionista, insegna Comunicazione giornalistica e storytelling alla scuola Mohole di Milano. Lavora per “La Stampa”, dopo essere stato a Radio popolare, “il Fatto Quotidiano”, “Altreconomia”, “Linkiesta” e “L’Espresso”. Si è occupato di migranti, ecomafie, politica, diritti civili, estrema destra, piccole e grandi ruberie. È autore di Armi, un affare di Stato (Chiarelettere 2012).