Le eroine della letteratura occidentale sono figure per lo più tragiche, non solo perché assumono su di sé i limiti e il peso della condizione umana, come i loro corrispettivi maschili, ma anche perché a differenza di questi ultimi le attende invariabilmente un destino luttuoso. Non potendo ambire a quello status di fondatrici di stirpi o vincitrici di guerre riservato alle figure maschili, la morte in scena sembra per loro l’unico modo per raggiungere la gloria. Si tratta di una gabbia in cui si riflettono le convenzioni sociali che per secoli hanno relegato le donne al ruolo di madre, moglie o amante, e che nella morte, meglio se violenta, vedevano l’unica sublimazione possibile per il genere femminile. Questo libro si propone di ripercorrere le vicende di alcuni di questi personaggi, immaginando una sorte diversa. Cosa sarebbe accaduto se a un certo punto del loro percorso avessero cambiato rotta e la morte non fosse più stata la conclusione ineluttabile?

Alessandra Sarchi

ha esordito con la raccolta di racconti Segni sottili e clandestini (Diabasis 2008). Per Einaudi ha pubblicato quattro romanzi: Violazione (2012), L’amore normale (2014), La notte ha la mia voce (2017) e Il dono di Antonia (2020). Nel 2019 è uscito per Bompiani il saggio La felicità delle immagini, il peso delle parole. Cinque esercizi di lettura su Moravia, Volponi, Pasolini, Calvino, Celati. È autrice del podcast Vive! realizzato da Storielibere.fm e il Piccolo Teatro di Milano in collaborazione con il Corriere della Sera.

Ed. HarperCollins

 

 

 

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