Quest’anno il Premio Estense celebra il sessantesimo anniversario e con l’occasione riviviamo i suoi 60 anni di storia attraverso un ciclo di articoli scritti con la collaborazione di due studenti del master in giornalismo dell’Università di Bologna, Chiara Putignano e Giuseppe Nuzzi. Vi presentiamo il sesto articolo che descrive il legame tra il Premio Estense e gli anni Novanta caratterizzati da una nuova fase della storia, che vede il Pianeta non più diviso da un muro ma che, anzi, desidera porre le basi per un nuovo scenario geopolitico globale.
Sul finire del decennio precedente il mondo intero si prepara ad accogliere una nuova fase della storia, che vede il Pianeta non più diviso da un muro ma che, anzi, desidera porre le basi per un nuovo scenario geopolitico globale.
Nel 1990 negli Stati Uniti si sta per concludere il mandato di Ronald Reagan mentre l’Unione Sovietica si sta sfaldando pezzo dopo pezzo. Proprio di questo racconta il saggio Il collasso vincitore dell’edizione del Premio Estense a firma di Saverio Vertone.
E sulla scia di questa dissoluzione è anche il testo che si è conquistato l’Aquila d’Oro nel 1991, ovvero La caduta dei profeti di Alberto Pasolini Zanelli, scrittore e giornalista, inviato speciale di esteri e corrispondente dagli Stati Uniti per “Il Giornale” di Indro Montanelli. A convincere la giuria di Ferrara quello stesso anno è anche Furio Colombo con il suo Il terzo dopoguerra.
«La crisi, annosa e amara, del Medio Oriente che coinvolge due grandi popoli di Dio (il palestinese, l’israeliano), ansiosi di vivere sereni in una stessa piccola terra, non è più reclusa nella geografia politica. Si è mondializzata». Così scriveva il vincitore dell’edizione 1992 del Premio Igor Man in Diario Arabo.
Dagli anni Novanta ne è passato di tempo, eppure i conflitti e gli assetti raccontati ormai trent’anni fa restano, al giorno d’oggi, di evidente attualità. A trionfare a Ferrara nel 1993 è invece Alfredo Cattabiani con Santi d’Italia.
Sempre in Italia resta il testo vincitore della trentesima edizione. Si tratta di Voci e silenzi di Romagna, uno sguardo di Claudio Marabini sullo spopolamento delle montagne verso la città e sui cambiamenti di questa terra.
L’anno dopo Folco Quilici porta tutti con l’immaginazione in un posto «dove la natura resta per gran parte incontaminata e i popoli perseguono una difficile identità storica», con il suo L’Africa. Molto diverso invece il testo vincitore del 1996 Parole incrociate, in cui l’autore Raffaele Crovi, affronta le teorie e le tecniche necessarie per avvicinarsi alla scrittura.
A trionfare l’anno seguente è la raccolta di 26 saggi Lettere da Londra di Alberto Arbasino, in cui rievoca il periodo passato nella capitale inglese negli anni Sessanta.
L’Aquila d’Oro nel 1998 va all’unica donna premiata in questa decade Fernanda Pivano che in Viaggio americano raccoglie le avventure di una vita oltreoceano.
L’anno dopo conquista la giuria Padania Felix di Giuseppe Pederiali, mentre a chiudere questa decade dell’Albo d’Oro è il riconoscimento assegnato a Paolo Mieli per Le storie. La storia, un’indagine che traghetta il lettore tra le pieghe degli eventi storici, gettando nuova luce su personaggi e eventi del passato.