Il Premio Estense negli anni Duemila

Quest’anno il Premio Estense celebra il sessantesimo anniversario e con l’occasione riviviamo i suoi 60 anni di storia attraverso un ciclo di articoli scritti con la collaborazione di due studenti del master in giornalismo dell’Università di Bologna, Chiara Putignano e Giuseppe Nuzzi. Vi presentiamo il settimo articolo che descrive il legame tra il Premio Estense e gli anni Duemila, anni di sperimentazione nella moda, nella musica e nei videogiochi; sono gli anni in cui la geopolitica mondiale subisce un duro scossone.

 

Il ventunesimo secolo – quel 2000 che solo pochi decenni prima sembrava lontanissimo e appartenente a un’epoca da fantascienza – si trascina ancora dietro elementi, storie e modi di pensare del “vecchio millennio”. Presto, però, si fa strada una cultura nuova e diversa, che ha il suo exploit con quell’11 settembre del 2001, quando la geopolitica mondiale – ma forse proprio la percezione di noi occidentali – subisce un duro scossone. Sono anni di sperimentazione nella moda, nella musica e nei videogiochi; sono gli anni prima del tracollo della Lehman Brothers.

Con questo sfondo tumultuoso alle spalle, il Premio Estense continua a far sentire la sua voce e a raccontare la storia e la vita – anzi, le vite -, mantenendo il suo ruolo centrale di celebrazione del giornalismo e della saggistica contemporanea italiana. 

Nel 2000, Stefano Lorenzetto vince con “Dimenticati“, un libro sui personaggi di un’Italia in bianco e nero, dimenticati per far posto all’Italia in technicolor del “nuovo che avanza”. Alcuni mandati in pensione dai giudici, altri abbandonati dagli elettori, altri ancora snobbati dai lettori e dai telespettatori, vittime dei mutevoli gusti del pubblico o spesso, più semplicemente, dell’anagrafe.

Nel 2001, Lucio Villari è premiato per “Machiavelli”, che ricostruisce lo scenario sociale, politico e culturale dell’Italia e dell’Europa del Cinquecento.

Stefano Malatesta, nel 2002, conquista il Premio con “Il grande mare di sabbia“, in cui il deserto diventa il palcoscenico in cui si riscoprono storie dimenticate dei personaggi più vari.

Il 2003 vede trionfare Bianca Stancanelli e “A testa alta“, un’opera che ripercorre la vicenda di Don Pino Puglisi, ucciso nel 1993 da Cosa Nostra perché personaggio scomodo.

Nel 2004, Ettore Mo vince con “I dimenticati“, un saggio sull’emarginazione sociale i cui protagonisti vivono ai margini del mondo globalizzato in cui siamo abituati a muoverci, in territori in cui di solito non osiamo avventurarci.

Pasquale Chessa, nel 2005, getta una nuova luce sulla Seconda guerra mondiale in Italia con “Guerra civile 1943 1945 1948“, un racconto fotografico che ripercorre gli eventi degli anni 1943-1948 nel tentativo di trovare un passaggio che colleghi le due storie parallele finora tenute separate dalla storiografia, quella della Resistenza e quella della Repubblica Sociale.

Aldo Cazzullo nel 2006 celebra le vite di personalità influenti del XX secolo in “I grandi vecchi“. L’autore incontra 33 protagonisti over 60 del mondo dello spettacolo e dello sport, della politica e della cultura, e li fa parlare dell’Italia che hanno conosciuto.

Cesare De Seta, premiato nel 2007 con “Viaggi controcorrente“, esplora invece il viaggio come scoperta culturale, in un vortice di immagini, ricordi, curiosità storiche e urbanistiche che innescano interrogativi sulla vita comunitaria. Il 2008 è l’anno di Enzo Bettiza e “La primavera di Praga“, uno sguardo approfondito su quel particolare episodio della Guerra Fredda avvenuto nel 1968.

Infine, nel 2009 Rosaria Capacchione vince con “L’oro della camorra“, un’indagine dettagliata sulla criminalità organizzata campana. L’autrice ricostruisce un mondo sommerso che non si caratterizza più solo per il sangue versato sulle strade ma che sta assumendo sempre più il controllo dell’imprenditoria italiana, per arrivare a permeare ogni aspetto dell’economia del Paese.

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