Solo una volta si videro elezioni presidenziali americane rispettabili e dignitose. La prima, quando i Padri fondatori si trovarono ad acclamare vincitore George Washington. Ma già a partire dalla successiva, tutti avevano dismesso i panni da gentiluomini e avevano cominciato a giocare sporco. Molto sporco. Gran parte della storia delle presidenziali americane può essere raccontata attraverso la rievocazione di una lunga e radicata tradizione di campagne diffamatorie e pubblicità denigratorie, pubblicazioni oltraggiose e atti intimidatori, sorprese sgradevoli e tiri mancini, realizzati al solo scopo di mettere in cattiva luce l’avversario agli occhi dell’elettore. In un contesto democratico, dove lo scontro tra personalità ha finito con l’esautorare il dibattito per le public policies, l’aneddotica può diventare l’occasione per svelare il lavoro celato dietro le quinte, i trucchi del mestiere e le malizie più spregiudicate.
LUCA MENCACCI
Luca Mencacci laureato in Economia e Commercio e in Giurisprudenza, giornalista, ricercatore e docente di Scienza Politica e Analisi delle Politiche Pubbliche presso l’Università Guglielmo Marconi. Si occupa prevalentemente di rappresentanza e di partiti politici. Tra gli studi più recenti si segnala Il qualunquismo, autonomia scientifica di un populismo eterodosso, in R. Chiarelli (a cura di), Il populismo tra storia, politica e diritto (Rubbettino 2015).
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